Imponente prelievo multiorgano da paziente deceduto
La volontà del donatore, la professionalità delle equipe chirurgiche intervenute e la collaborazione tra la Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo e lASST di Pavia: sono questi gli elementi che hanno permesso la realizzazione di una prima assoluta, tra le due aziende, coronata dal prelievo, oltre che di reni, anche di polmoni e fegato, cosa più rara e complicata.
Dopo lesperienza presso lospedale San Paolo di Milano del 29 marzo scorso, questa volta è stata lASST di Pavia ad attivare lECMO Team del San Matteo per una donazione dorgani a cuore fermo, da un paziente che era ricoverato, in gravi condizioni neurologiche, presso lOspedale di Vigevano.
Il San Matteo, infatti, è centro di riferimento per lECMO, la circolazione extracorporea, una tecnica utilizzata sia per trattare patologie gravissime di cuore e polmoni, che per la conservazione degli organi dopo la morte per arresto cardiaco irreversibile in previsione di eventuale trapianto. Per questa ragione Alberto Casazza e Livio Carnevale, rispettivamente Coordinatore Trapianti aziendale e Direttore della Struttura Anestesia e Rianimazione dellASST di Pavia, hanno contattato il Coordinatore del Centro Donazioni e Trapianti del San Matteo per presentargli il caso del loro paziente.
Sono stati quindi applicati i protocolli per lidentificazione del paziente come possibile donatore attraverso le linee guida del Centro Nazionale Trapianti e, avuta lautorizzazione del Nord Italia Transplant program (NipT), al paziente donatore, ormai a cuore fermo (classe Maastricht III) è stata attuata una perfusione normo termica regionale addominale grazie allintervento dellECMO Team del San Matteo; unequipe composta da Carlo Pellegrini, cardiochirurgo, Antonella Degani, tecnica di perfusione, Andrea Bottazzi, Coordinatore del Centro Donazioni e Trapianti, Anna Aliberti, medico rianimatore, Cristina Olati, coordinatrice infermieristica del CCDT del San Matteo e Anna Vaninetti, medico borsista del CCDT.
Il Coordinamento Regionale Trapianti ha seguito e coadiuvato le operazioni di allocazione degli organi.
Nelle operazioni di prelievo sono intervenute anche altre equipe chirurgiche: dellASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo che ha prelevato il fegato, trapiantato con successo su un uomo di 31 anni; dellIRCCS Policlinico di Milano che ha prelevato i polmoni, trapiantati su un uomo di 43 anni affetto da una grave patologia polmonare.
Lequipe del San Matteo, coordinata da Massimo Abelli, si è occupata del prelievo dei reni, entrambi trapiantati su due pazienti di 63 e 50 anni.
Un donatore e una collaborazione ormai assodata tra il San Matteo e lASST di Pavia hanno permesso di dare una nuova speranza di vita a quattro pazienti, da tempo in lista dattesa per il trapianto commenta Carlo Nicora, direttore generale della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia. Questo successo è la dimostrazione che bisogna fare rete e creare un sistema integrato e coeso che ci permetta di intervenire anche nei processi più delicati e complessi per il trattamento dei nostri pazienti.
Sono pochissimi in Italia gli Ospedali non dotati di cardiochirurgia che sino ad ora hanno applicato tale procedura. NellOspedale di Vigevano ciò è potuto accadere grazie alla stretta collaborazione tra ASST-Pavia e la Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo garantita dalla sinergia delle Direzioni Sanitarie e Mediche di Presidio delle due Aziende. Sono particolarmente orgoglioso della capacità di collaborazione che i due enti stanno dimostrando; una collaborazione che salva vite umane, ha dichiarato Michele Brait, direttore generale di ASST.
Nonostante la fatica organizzativa e lincertezza del risultato, anche questa volta la squadra del San Matteo ha dato prova di grande disponibilità e professionalità, permettendo ad un ospedale, senza tecnologia dedicata, di portare a termine un prelievo dorgani altrimenti impossibile dichiara Andrea Bottazzi, coordinatore del Centro Donazioni e Trapianti del Policlinico San Matteo.
La particolarità e la complessità di questo intervento sono date dal fatto che il prelievo è stato effettuato da un donatore a cuore fermo e non, come avviene più frequentemente, da un donatore a cuore battente la cui morte è stata dichiarata con criteri neurologici. Questa metodica si sta ora diffondendo negli Ospedali in cui è presente una cardiochirurgia o comunque sono disponibili apparecchiature di assistenza circolatoria extra-corporea, precisa Alberto Casazza, Coordinatore Trapianti aziendale di ASST.