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Ragazzo di Savona con malattia polmonare acuta salvato al “San Matteo”

Policlinico San Matteo

Un ragazzo di Savona con malattia polmonare acuta salvato al “San Matteo di Pavia” grazie all’assistenza con polmone artificiale seguita da trapianto polmonare.

Il primo trattamento di questo genere era stato eseguito nel 1975. Da allora al mondo sono state pubblicate solo poche decine di casi di ponte al trapianto primario di polmoni mediante ECMO, e meno di 10 casi di trapianto di polmoni in una patologia polmonare acuta

La storia
AM, un giovane di 31 anni di Savona, era stato colpito da una gravissima forma di malattia polmonare acuta. Grazie all’impianto di polmone artificiale e al successivo trapianto di polmoni, oggi AM sta bene.

AM era stato colpito da una malattia respiratoria acuta e rapidamente evolutiva. All’inizio del marzo scorso venne trasferito dall’ospedale di Savona alla Rianimazione 2 della Fondazione IRCCS Policlinico S. Matteo di Pavia. L’estrema gravità dell’insufficienza respiratoria richiese rapidamente il ricorso all’ECMO, cioè all’impianto di un polmone artificiale extracorporeo. A questo riguardo va precisato che solo in pochi centri selezionati l’ECMO viene utilizzato per garantire la sopravvivenza di pazienti con lesioni polmonari estremamente gravi, come supporto artificiale nell’attesa del recupero funzionale dei polmoni malati o in attesa del trapianto di polmone nel caso di malattia polmonare irreversibile.

Il decorso della malattia
Giorno dopo giorno le condizioni dei polmoni di AM continuavano a peggiorare, tanto da far pensare che AM si trovasse in un vicolo cieco, senza possibilità di recupero. A questo punto, i medici della Rianimazione 2, i Cardiochirurghi e il NITp decidono di puntare su un’altra carta: il trapianto di polmoni. Il trapianto di polmoni normalmente è proposto solo a pazienti con malattie polmonari croniche avanzate ed irreversibili. “Solo pochi centri nel mondo, e in rari casi - spiega il prof. Mario Viganò - si sono avventurati nel trapianto polmonare nella patologia acuta, una strada dimostrata come effettivamente percorribile anche se molto difficoltosa.” Per AM l’occasione del trapianto si è presentata dopo 17 giorni di sopravvivenza resa possibile grazie all’ECMO.

Pochi giorno dopo il trapianto di due polmoni , quando tutto sembrava ormai avviato per il meglio, uno shock settico ha fatto nuovamente precipitare la situazione. Presso la Rianimazione 2, l’equipe di cardiochirurgia diretta dal prof. Mario Viganò ha nuovamente impiantato un’assistenza respiratoria con ECMO, quando ormai il cuore di AM si stava fermando per mancanza di ossigenazione. Questa volta, però, il polmone artificiale ha funzionato come ponte al recupero: vinta l’infezione, le condizioni sono progressivamente migliorate ed AM ha potuto essere svezzato prima dall’ECMO e poi anche dal ventilatore meccanico convenzionale.

“AM – commenta il prof Giorgio Iotti, direttore dell’Anestesia e Rianimazione 2 della Fondazione IRCCS Policlinico S. Matteo – è ancora ricoverato in Rianimazione 2, ma sta facendo passi da gigante nel recupero. Si sta ormai avvicinando il giorno in cui non sarà più necessario alcun trattamento intensivo e potrà essere trasferito in una sede riabilitativa”.


Particolarità del caso
- La sopravvivenza di AM è stata resa possibile da un’assistenza extracorporea con ECMO applicata per 2 volte in successione: la prima come ponte al trapianto dei polmoni, la seconda come ponte al recupero della funzione dei polmoni già trapiantati.
- Terapia definitiva con trapianto bipolmonare: il trapianto primario, normalmente indicato in patologie polmonari croniche e progressive, solo molto raramente (e non sempre con successo) è stato effettuato nella patologia polmonare acuta giudicata irreversibile.
- Il primo tentativo di trattamento di questo genere è stato eseguito nel 1975. Da allora al mondo sono stati pubblicati solo poche decine di casi di ponte al trapianto primario di polmoni mediante ECMO, e meno di 10 casi di trapianto di polmoni in una patologia polmonare acuta.
- Dal 2007 questo è il 3° paziente a Pavia in cui un’assistenza con ECMO ha consentito di arrivare al trapianto di polmoni, eseguito con successo.

Uso dell’ECMO come supporto respiratorio
L’ECMO (polmone artificiale) recentemente ha avuto notevoli avanzamenti tecnologici, che ne consentono un’applicazione più sicura e più semplice. E’ prevedibile una progressiva diffusione di questa tecnica, oggi limitata a centri specializzati.
- L’uso dell’ECMO come ponte al recupero della funzione polmonare è ristretto a un numero limitato di centri nel mondo. L’Italia, con le esperienze dei gruppi di Rianimazione di Milano e  Monza, è stata leader mondiale nell’assistenza respiratoria prolungata con ECMO.
- L’uso dell’ECMO come ponte al trapianto di polmoni è ancora più limitato, ed è un progetto che in Italia viene portato avanti da Pavia e Torino.

Trapianto polmonare come via d’uscita dall’ECMO
Il percorso del trapianto di polmone è già normalmente complesso. Quando il paziente si trova già in una situazione di dipendenza da supporti vitali artificiali come l’ECMO, bisogna prevedere un percorso caratterizzato da un recupero lento, costellato di rischi e difficoltà, ma non impossibile.

Collaborazioni
Il supporto respiratorio o cardiorespiratorio con ECMO al Policlinico San Matteo deriva da una collaborazione tra le Rianimazioni e la Cardiochirurgia, nell’ambito del Pavia Resuscitation Program.
Sia il supporto respiratorio con ECMO nell’insufficienza respiratoria severa, sia il ponte mediante ECMO al trapianto di polmoni, sono progetti che sono stati portati avanti soprattutto presso  la Rianimazione 2, dove l’impianto viene eseguito con la collaborazione dei cardiochirurghi e dei tecnici perfusionisti. I perfusionisti collaborano poi con i rianimatori alla sorveglianza del funzionamento del circuito extracorporeo con il polmone artificiale.

Data ultimo aggiornamento: 03/06/2009