Al San Matteo uno studio internazionale sulla malnutrizione
E il più grande studio internazionale sulla malnutrizione di pazienti ricoverati nelle strutture ospedaliere negli ultimi dieci anni: i poveri che mangiano meno si ammalano di più, hanno bisogno di maggiori cure e di una degenza più lunga per guarire.
E questa la sintesi dello studio effettuato da Riccardo Caccialanza, responsabile del servizio di Nutrizione Clinica del Policlinico San Matteo di Pavia in collaborazione con il professore Paolo Dionigi pubblicato dal Canadian Medical Association Journal, rivista scientifica internazionale di medicina interna.
Lo studio riporta le osservazioni su 1.274 pazienti italiani che sono stati ricoverati al Policlinico di Pavia tra il 2006 e il 2009. Il meccanismo osservato: i cittadini ricoverati che sono caratterizzati da deficit nutrizionale guariscono più lentamente, aumentano i costi di gestione ospedaliera, rispondono meno alle terapie, hanno un tasso maggiore di mortalità. A rischio maggiore anziani, poveri e chi deve affrontare un tumore.
La malnutrizione riguarda principalmente due categorie spiega Riccardo Caccialanza- i poveri indipendentemente dalletà, uomini o donne indifferentemente, anziani indigenti e pazienti oncologici che sottoposti a trattamenti radioterapici non possono mangiare adeguatamente per gli effetti collaterali delle cure che provocano dissenteria, vomito e inappetenza. Inoltre, coloro che possono contare solo su una pensione minima riducono la nutrizione nella quantità e nella qualità e solitamente si tratta di anziani soli o comunque non monitorati dalla famiglia o di nuclei familiari sotto la soglia di povertà. I dati raccolti nello studio testimoniano questi elementi. Il gruppo di lavoro diretto da Caccialanza è costituito da otto dietiste, due nutrizionisti clinici, tutti dipendenti del San Matteo e dalla consulenza della direzione scientifica del Policlinico che ha elaborato i dati statistici. Diventa quindi essenziale oltre che valutare lo stato nutrizionale del degente intervenire sulla alimentazione anche durante il ricovero. Non a caso al San Matteo conclude Caccialanza- diamo un supporto nutriziionale personalizzato ai ricoverati e monitoriamo i pazienti dimessi costretti allalimentazione artificiale.
Secondo i dati della società scientifica Espen pubblicati su Clinical Nutriscion del 2009, oltre il 40% dei cittadini europei ricoverati nelle strutture ospedaliere mangia meno di quanto necessario.