La visita del Pontefice al Policlinico San Matteo
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Discorso di benvenuto del Presidente Alberto Guglielmo:
Benvenuto Santo Padre,
E con sincera deferenza che offro a Lei, Santo Padre, copia della Bolla pontificia datata 13 settembre 1449 , con la quale un Suo predecessore, papa Nicolò V, assecondando la volontà di alcuni zelanti cittadini pavesi riunitisi in confraternita per dotare Pavia di un nuovo ospedale, ne approvava listituzione, concedeva favori e privilegi di varia natura, ne decretava lesenzione dalla giurisdizione vescovile e ne affermava la protezione perenne della Santa Sede, quella stessa protezione che oggi viene qui riaffermata grazie alla Sua presenza.
Una storia gloriosa quella del San Matteo che si snoda lungo larco di cinque secoli durante i quali è emersa costantemente e con forza la volontà di dare sempre maggior attenzione al mondo della sofferenza e ai malati che vanno trattati secondo il dettato degli statuti dellente non come signori, né come re o cardinali ma come lo stesso Cristo. Nei loro confronti sia usata vigilanza, prudenza, diligenza, pazienza da parte del personale medico e infermieristico chiamato a servire i malati con fervore, dedizione e senza pigrizia, in un ambiente adeguatamente attrezzato per farne un ospedale davvero a misura di malato.
Stiamo facendo questo seguendo linsegnamento del Presidente della Regione Lombardia Formigoni che ha voluto mettere al centro del sistema sanitario il malato, la persona, la famiglia. E alle cure corporali si affianchi lassistenza spirituale in un armonico rapporto tra cura del corpo e cura dellanima capace di andare oltre la sofferenza e lasciare sempre viva la speranza anche là dove le condizione di salute fisica non lo consentirebbero. Ed è proprio per rinvigorire questa speranza di vita che Ella è qui oggi a portare la Sua parola a coloro che ne hanno un forte bisogno.
Mi piace ricordare che lOspedale era detto anche della Pietà per sottolineare che la pietas, intesa come amore verso il prossimo, doveva essere il principio ispiratore della attività svolta al suo interno. Lo schema iconografico della Pietà nella versione che rappresenta il Cristo in atto di ergersi a mezza figura dal sarcofago, è stato nei secoli - e lo è ancora oggi - il simbolo dellente ospedaliero, per riaffermare che lo spirito cristiano e la carità evangelica che hanno guidato Domenico da Catalogna alla fondazione dellOspedale, ben si incontrano e si integrano con le motivazioni filantropiche laiche e con le conquiste tecnologiche dei tempi moderni. E anche il sigillo aureo che chiude la Bolla pontificia che Le presento in copia porta impresso il simbolo della Pietà a testimonianza del lungo percorso di assistenza, di cura, di progressi scientifici che connota la storia dellOspedale San Matteo. Una storia che permette di coniugare - in modo degno - passato, presente e futuro di un istituzione ospedaliera che, nella più ampia cornice della promozione della salute, pone oggi come sicuri valori di riferimento la formazione avanzata, linnovazione tecnologica, il personale come patrimonio, la sinergia fra enti territoriali e, soprattutto la centralità del malato come base per quel processo di umanizzazione dellospedale che al San Matteo è da tempo stato avviato e sulla cui efficacia tutti concordano e che la Sua presenza oggi testimonia.
Discorso di Papa Benedetto XVI, pronunciato visitando il Policlinico San Matteo di Pavia:
Cari fratelli e sorelle, nel programma della visita pastorale a Pavia non poteva mancare una sosta al Policlinico "San Matteo" per incontrare voi, cari ammalati, che provenite non solo dalla provincia di Pavia ma da tutta lItalia. A ciascuno esprimo la mia personale vicinanza e solidarietà, mentre abbraccio spiritualmente anche gli ammalati, i sofferenti e le persone in difficoltà che si trovano nella vostra Diocesi e quanti se ne prendono amorevole cura. A tutti vorrei far giungere una parola di incoraggiamento e di speranza. Rivolgo un rispettoso saluto al Presidente del Policlinico, Signor Alberto Guglielmo, e lo ringrazio per le cordiali espressioni che mi ha pocanzi indirizzato. La mia gratitudine si estende ai medici, agli infermieri e a tutto il personale, che qui opera quotidianamente. Un pensiero grato rivolgo ai Padri Camilliani, che con vivo zelo pastorale recano ogni giorno ai malati il conforto della fede, come pure alle Suore della Provvidenza impegnate in un generoso servizio secondo il carisma del loro Fondatore, san Luigi Scrosoppi. Un grazie di cuore esprimo al rappresentante degli ammalati e con affetto penso pure ai familiari dei malati, che con i loro cari condividono momenti di trepidazione e di fiduciosa attesa.
Lospedale è un luogo che potremmo dire in qualche modo "sacro", dove si sperimenta la fragilità della natura umana, ma anche le enormi potenzialità e risorse dellingegno delluomo e della tecnica al servizio della vita. La vita delluomo! Questo grande dono, per quanto lo si esplori, resta sempre un mistero. So che questa vostra struttura ospedaliera, il Policlinico "San Matteo", è ben conosciuta in questa Città e nel resto dItalia, soprattutto per alcuni interventi di avanguardia. Qui, voi cercate di alleviare la sofferenza delle persone nel tentativo di un pieno recupero delle condizioni di salute e molto spesso, grazie anche alle moderne scoperte scientifiche, ciò avviene. Qui si ottengono dei risultati veramente confortanti. Il mio vivo auspicio è che, al necessario progresso scientifico e tecnologico, si accompagni costantemente la coscienza di promuovere, insieme con il bene del malato, anche quei valori fondamentali, come il rispetto e la difesa della vita in ogni sua fase, dai quali dipende la qualità autenticamente umana di una convivenza.
Trovandomi tra voi, mi viene spontaneo pensare a Gesù che, nel corso della sua esistenza terrena, ha sempre mostrato una particolare attenzione verso i sofferenti, guarendoli e donando loro la possibilità di un ritorno alla vita di relazione familiare e sociale che la malattia aveva compromesso. Penso anche alla prima comunità cristiana, dove, come leggiamo in questi giorni negli Atti degli Apostoli, molte guarigioni e prodigi accompagnavano la predicazione degli Apostoli. Sempre la Chiesa, seguendo lesempio del suo Signore, manifesta una speciale predilezione verso chi soffre, e non cessa di offrire ai malati laiuto necessario, consapevole di essere chiamata a manifestare lamore e la sollecitudine di Cristo verso di essi e verso coloro che se ne prendono cura.
Particolarmente attuale risuona, poi, in questo luogo la parola di Gesù: "Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lavete fatto a me" (Mt 25,40.45). In ogni persona colpita dalla malattia è Lui stesso che attende il nostro amore. Certo, la sofferenza ripugna allanimo umano; rimane però sempre vero che, quando viene accolta con amore ed è illuminata dalla fede, diviene unoccasione preziosa che unisce in maniera misteriosa al Cristo Redentore, lUomo dei dolori, che sulla Croce ha assunto su di sé il dolore e la morte delluomo. Con il sacrificio della sua vita Egli ha redento la sofferenza umana e ne ha fatto il mezzo fondamentale della salvezza. Cari ammalati, affidate al Signore i disagi e le pene che dovete affrontare e nel suo piano diventeranno mezzi di purificazione e di redenzione per il mondo intero. Cari amici, assicuro a ciascuno di voi il mio ricordo nella preghiera e, mentre invoco Maria Santissima, Salus infirmorum Salute degli infermi, perché protegga voi e le vostre famiglie, i dirigenti, i medici e lintera comunità del Policlinico, a tutti con affetto imparto una speciale Benedizione Apostolica.
[© Copyright 2007 - Libreria Editrice Vaticana]
ZI07042208
Benvenuto Santo Padre,
E con sincera deferenza che offro a Lei, Santo Padre, copia della Bolla pontificia datata 13 settembre 1449 , con la quale un Suo predecessore, papa Nicolò V, assecondando la volontà di alcuni zelanti cittadini pavesi riunitisi in confraternita per dotare Pavia di un nuovo ospedale, ne approvava listituzione, concedeva favori e privilegi di varia natura, ne decretava lesenzione dalla giurisdizione vescovile e ne affermava la protezione perenne della Santa Sede, quella stessa protezione che oggi viene qui riaffermata grazie alla Sua presenza.
Una storia gloriosa quella del San Matteo che si snoda lungo larco di cinque secoli durante i quali è emersa costantemente e con forza la volontà di dare sempre maggior attenzione al mondo della sofferenza e ai malati che vanno trattati secondo il dettato degli statuti dellente non come signori, né come re o cardinali ma come lo stesso Cristo. Nei loro confronti sia usata vigilanza, prudenza, diligenza, pazienza da parte del personale medico e infermieristico chiamato a servire i malati con fervore, dedizione e senza pigrizia, in un ambiente adeguatamente attrezzato per farne un ospedale davvero a misura di malato.
Stiamo facendo questo seguendo linsegnamento del Presidente della Regione Lombardia Formigoni che ha voluto mettere al centro del sistema sanitario il malato, la persona, la famiglia. E alle cure corporali si affianchi lassistenza spirituale in un armonico rapporto tra cura del corpo e cura dellanima capace di andare oltre la sofferenza e lasciare sempre viva la speranza anche là dove le condizione di salute fisica non lo consentirebbero. Ed è proprio per rinvigorire questa speranza di vita che Ella è qui oggi a portare la Sua parola a coloro che ne hanno un forte bisogno.
Mi piace ricordare che lOspedale era detto anche della Pietà per sottolineare che la pietas, intesa come amore verso il prossimo, doveva essere il principio ispiratore della attività svolta al suo interno. Lo schema iconografico della Pietà nella versione che rappresenta il Cristo in atto di ergersi a mezza figura dal sarcofago, è stato nei secoli - e lo è ancora oggi - il simbolo dellente ospedaliero, per riaffermare che lo spirito cristiano e la carità evangelica che hanno guidato Domenico da Catalogna alla fondazione dellOspedale, ben si incontrano e si integrano con le motivazioni filantropiche laiche e con le conquiste tecnologiche dei tempi moderni. E anche il sigillo aureo che chiude la Bolla pontificia che Le presento in copia porta impresso il simbolo della Pietà a testimonianza del lungo percorso di assistenza, di cura, di progressi scientifici che connota la storia dellOspedale San Matteo. Una storia che permette di coniugare - in modo degno - passato, presente e futuro di un istituzione ospedaliera che, nella più ampia cornice della promozione della salute, pone oggi come sicuri valori di riferimento la formazione avanzata, linnovazione tecnologica, il personale come patrimonio, la sinergia fra enti territoriali e, soprattutto la centralità del malato come base per quel processo di umanizzazione dellospedale che al San Matteo è da tempo stato avviato e sulla cui efficacia tutti concordano e che la Sua presenza oggi testimonia.
Discorso di Papa Benedetto XVI, pronunciato visitando il Policlinico San Matteo di Pavia:
Cari fratelli e sorelle, nel programma della visita pastorale a Pavia non poteva mancare una sosta al Policlinico "San Matteo" per incontrare voi, cari ammalati, che provenite non solo dalla provincia di Pavia ma da tutta lItalia. A ciascuno esprimo la mia personale vicinanza e solidarietà, mentre abbraccio spiritualmente anche gli ammalati, i sofferenti e le persone in difficoltà che si trovano nella vostra Diocesi e quanti se ne prendono amorevole cura. A tutti vorrei far giungere una parola di incoraggiamento e di speranza. Rivolgo un rispettoso saluto al Presidente del Policlinico, Signor Alberto Guglielmo, e lo ringrazio per le cordiali espressioni che mi ha pocanzi indirizzato. La mia gratitudine si estende ai medici, agli infermieri e a tutto il personale, che qui opera quotidianamente. Un pensiero grato rivolgo ai Padri Camilliani, che con vivo zelo pastorale recano ogni giorno ai malati il conforto della fede, come pure alle Suore della Provvidenza impegnate in un generoso servizio secondo il carisma del loro Fondatore, san Luigi Scrosoppi. Un grazie di cuore esprimo al rappresentante degli ammalati e con affetto penso pure ai familiari dei malati, che con i loro cari condividono momenti di trepidazione e di fiduciosa attesa.
Lospedale è un luogo che potremmo dire in qualche modo "sacro", dove si sperimenta la fragilità della natura umana, ma anche le enormi potenzialità e risorse dellingegno delluomo e della tecnica al servizio della vita. La vita delluomo! Questo grande dono, per quanto lo si esplori, resta sempre un mistero. So che questa vostra struttura ospedaliera, il Policlinico "San Matteo", è ben conosciuta in questa Città e nel resto dItalia, soprattutto per alcuni interventi di avanguardia. Qui, voi cercate di alleviare la sofferenza delle persone nel tentativo di un pieno recupero delle condizioni di salute e molto spesso, grazie anche alle moderne scoperte scientifiche, ciò avviene. Qui si ottengono dei risultati veramente confortanti. Il mio vivo auspicio è che, al necessario progresso scientifico e tecnologico, si accompagni costantemente la coscienza di promuovere, insieme con il bene del malato, anche quei valori fondamentali, come il rispetto e la difesa della vita in ogni sua fase, dai quali dipende la qualità autenticamente umana di una convivenza.
Trovandomi tra voi, mi viene spontaneo pensare a Gesù che, nel corso della sua esistenza terrena, ha sempre mostrato una particolare attenzione verso i sofferenti, guarendoli e donando loro la possibilità di un ritorno alla vita di relazione familiare e sociale che la malattia aveva compromesso. Penso anche alla prima comunità cristiana, dove, come leggiamo in questi giorni negli Atti degli Apostoli, molte guarigioni e prodigi accompagnavano la predicazione degli Apostoli. Sempre la Chiesa, seguendo lesempio del suo Signore, manifesta una speciale predilezione verso chi soffre, e non cessa di offrire ai malati laiuto necessario, consapevole di essere chiamata a manifestare lamore e la sollecitudine di Cristo verso di essi e verso coloro che se ne prendono cura.
Particolarmente attuale risuona, poi, in questo luogo la parola di Gesù: "Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lavete fatto a me" (Mt 25,40.45). In ogni persona colpita dalla malattia è Lui stesso che attende il nostro amore. Certo, la sofferenza ripugna allanimo umano; rimane però sempre vero che, quando viene accolta con amore ed è illuminata dalla fede, diviene unoccasione preziosa che unisce in maniera misteriosa al Cristo Redentore, lUomo dei dolori, che sulla Croce ha assunto su di sé il dolore e la morte delluomo. Con il sacrificio della sua vita Egli ha redento la sofferenza umana e ne ha fatto il mezzo fondamentale della salvezza. Cari ammalati, affidate al Signore i disagi e le pene che dovete affrontare e nel suo piano diventeranno mezzi di purificazione e di redenzione per il mondo intero. Cari amici, assicuro a ciascuno di voi il mio ricordo nella preghiera e, mentre invoco Maria Santissima, Salus infirmorum Salute degli infermi, perché protegga voi e le vostre famiglie, i dirigenti, i medici e lintera comunità del Policlinico, a tutti con affetto imparto una speciale Benedizione Apostolica.
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ZI07042208