Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo
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Notizie e avvisi

La Chirurgia Vascolare celebra i vent'anni

Policlinico San Matteo

L’attuale Clinica di Chirurgia Vascolare nasce nel 1990 con l’assunzione della Direzione da parte del Prof. Attilio Odero formatosi presso la Scuola milanese del Prof. Edmondo Malan e successivamente del Prof. Ugo Ruberti, pionieri di tale specialità in Italia.

“Grazie alla capacità di tutti i collaboratori – commenta il prof. Odero - ed alla stretta collaborazione con la U.O. di Radiologia Interventistica ed al Reparto di Rianimazione II l’attività diagnostica/terapeutica della Clinica è aumentata di quantità e complessità in tutti i campi della Chirurgia Vascolare, dimostrandosi sempre all’avanguardia con l’introduzione di nuove tecniche terapeutiche come le procedure endovascolari.”

In particolare, presso la Divisione di Chirurgia Vascolare della Fondazione I.R.C.C.S. Policlinico San Matteo viene svolta sia attività diagnostica (ambulatoriale ed ecocolordoppler), sia chirurgica (open surgery ed endovascolare), sia scientifica.

Nel periodo compreso tra novembre 1990 e gennaio 2009 sono stati eseguiti circa 140.000 ecocolordoppler ( 4500/anno fino al 1999 e 9500/anno nel decennio successivo).

Nello stesso periodo sono stati eseguiti circa 18000 interventi/procedure (3000 per aneurisma aortico di cui 320 toracici, 3500 per steno/occlusione dei tronchi sovraortici, 1500 per patologia arteriosa e 8000 per patologia venosa degli arti inferiori, e 2000 per altre patologie).

Un ampio spazio viene inoltre dedicato alla ricerca scientifica grazie alla stretta collaborazione con l’Università degli Studi di Pavia, altri Reparti interni al Policlinico (Centro Malattie Genetiche Cardiovascolari, Servizio di Immunoematologia e Trasfusione, Divisione di Cardiologia ed Unità di Terapie Intensive Coronariche) ed altri Ospedali Nazionali ed Internazionali (Thomas Jefferson University Hospital Philadelphia, USA; Lille, France; Rostock, Germany).

Particolare attenzione è stata riservata alle patologia aneurismatica dell’aorta toracica su base aterosclerotica e quindi tipica dell’anziano, che si presenta con sempre maggiore frequenza in relazione all’invecchiamento della popolazione generale. L’evoluzione delle tecniche diagnostiche (TC ed RMN) e dell’analisi genetica ha permesso di individuare un ampio sottogruppo di pazienti giovani (< 50 anni) affetti da questa patologia su base genetica (sindromi di Marfan, Loeys-Dietz, ect.). La Sindrome di Marfan (MFS) è una malattia genetica rara. È familiare nel 75% dei casi e si trasmette con modalità autosomica dominante. La MFS colpisce il tessuto connettivo la cui integrità è essenziale per la struttura e la funzione di molti tessuti dell'organismo. In più del 90% dei casi la MFS e' causata da mutazioni del gene della fibrillina 1 (FBN1). La proteina prodotta su informazione di questo gene è un importante costituente del tessuto connettivo (tessuto di sostegno) per es. delle articolazioni delle ossa, delle valvole cardiache, dei legamenti che mantengono nella giusta posizione la lente dell'occhio (cristallino) e delle pareti dei grossi vasi sanguigni. Tra questi vasi quello più importante è l'aorta, ovvero l'arteria principale che porta il sangue dal cuore in tutti i distretti del corpo.

L’appartenenza al Gruppo Interdisciplinare per la Sindrome di Marfan (diretto dalla Prof.ssa Arbustini) della Fondazione I.R.C.C.S. Policlinico San Matteo, che rappresenta il riferimento italiano per lo studio ed il trattamento delle patologie genetiche cardiovascolari e l’esperienza chirurgica maturata negli anni fanno della Clinica di Chirurgia Vascolare del Policlinico uno dei maggiori Centri in Italia per il trattamento delle patologie aortiche toraciche e toraco-addominali.

“Per questo motivo – continua il prof. Odero - la nostra Divisione è stata selezionata per partecipare ad uno studio internazionale sull’utilizzo di un nuovo stentgraft endovascolare specifico per il trattamento delle dissecazioni acute di tipo B che non si giovano della sola terapia medica. Tale studio, iniziato nel 2007, coinvolge 12 Centri in tutto il mondo dei quali solo due in Italia,e permetterà di dimostrare l’efficacia di tale device in una patologia ancora gravata da elevati tassi di mortalità e morbidità.

Inoltre, dalla collaborazione con il Nord Italia Transplant (NITp), la nostra Divisione partecipa ad uno studio nazionale sull’utilizzo di aorta umana da cadavere nel trattamento delle infezioni protesiche vascolari mediante trapianto di tessuto biologico in situ evitando il trattamento tradizionale costituito dalla rimozione della protesi infetta e dalla rivascolarizzazione extra-anatomica, gravato da elevati tassi mortalità e morbidità.

Infine, abbiamo creato in collaborazione con il Servizio di Immunoematologia e Trasfusione del Policlinico San Matteo, un protocollo di studio sull’utilizzo delle cellule progenitrici endoteliali da sangue periferico nel trattamento arteriopatie obliteranti croniche periferiche non suscettibili di trattamento chirurgico tradizionale. L’efficacia della somministrazione di EPCs nel danno miocardio post-ischemico è stata ampiamente dimostrata in modelli animali ed in casi sporadici nell’uomo. Inoltre, l’osservazione che il numero delle cellule progenitrici endoteliali (EPC) nel sangue periferico sia ridotto in condizioni patologiche (malattie cardiovascolari, diabete mellito, artrite reumatoide) e dall’esposizione a fattori esogeni (fumo di sigaretta) ed endogeni (aumentato livello di PCR), e che sia aumentato da altri fattori quali l’esercizio fisico, gli estrogeni, l’eritropoietina, le statine ed il vascular endothelial growth factor (VEGF), ha fatto pensare che le EPC giochino un ruolo fondamentale nei processi di riendotelizzazione e neovascolarizzazione.”

Data ultimo aggiornamento: 04/03/2009