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Stimolazione del nervo vago: un nuovo trattamento per lo scompenso cardiaco

Policlinico San Matteo
Orlando. I risultati del primo studio al mondo effettuato sull’uomo dimostrano che la stimolazione cronica vagale migliora l’indice dell’efficienza meccanica del cuore (cioè la frazione di eiezione), la classe funzionale NYHA (indicatore della severità dello scompenso), il test della distanza percorsa in 6 minuti e la qualità della vita in pazienti con grave scompenso di cuore. Questa la ricerca che viene presentata oggi 30 marzo nel corso del 58° congresso annuale dell’American College of Cardiology, il più importante congresso in ambito cardiovascolare, che riunisce medici cardiologi e ricercatori allo scopo di divulgare nuove conoscenze e sviluppi in questo settore.
La stimolazione vagale nell’animale conscio venne utilizzata per la prima volta 20 anni fa sotto la guida di Peter J. Schwartz , direttore dell’Unità Coronarica al Policlinico S. Matteo di Pavia, ed ebbe come risultato una significativa riduzione della morte improvvisa dopo infarto miocardico. Più recentemente Kenji Sunagawa in Giappone e Hani Sabbah negli USA hanno dimostrato che la stimolazione vagale cronica su animali con insufficienza cardiaca migliora significativamente la funzione del ventricolo sinistro e la sopravvivenza.
“Lo scompenso cardiaco è una malattia progressiva caratterizzata da squilibrio autonomico, con aumentata attività simpatica e diminuita attività parasimpatica – commenta il Dr. Gaetano M. De Ferrari, dell’Unità Coronarica del Policlinico S. Matteo di Pavia, coautore dello studio - Le terapie attuali prevedono l’uso di farmaci quali i beta-bloccanti e gli ACE-inibitori per correggere l’iperattivazione del sistema nervoso simpatico, nota per essere deleteria. Anche il pacing biventricolare – spiega De Ferrari - ha effetti benefici nel trattamento dello scompenso, ma purtroppo un terzo dei pazienti non risponde a questa terapia. Il nostro studio si è prefisso di appurare la fattibilità e la sicurezza della stimolazione vagale cronica in pazienti con insufficienza cardiaca congestizia. In particolare, abbiamo verificato l’ipotesi che,  stimolando direttamente il nervo vago, si potesse simultaneamente ridurre l’iperattività simpatica ed aumentare l’attività vagale per correggere lo squilibrio del sistema nervoso autonomo e ottenere risultati favorevoli simili a quelli conseguiti negli animali”
Lo studio europeo multicentrico, coordinato dal Prof. Schwartz, ha arruolato 32 pazienti in scompenso cardiaco grave, in ritmo sinusale e condizioni cliniche stabili. All’ingresso nello studio i pazienti avevano una frazione d’eiezione del ventricolo sinistro in media del 22,5%. Ai pazienti è stato impiantato un sistema di stimolazione del nervo vago che rilascia impulsi elettrici sincronizzati con la frequenza cardiaca al nervo vago cervicale di destra tramite un elettrodo epineurale al fine di aumentare l’attività vagale diretta al cuore.
Dopo un periodo di convalescenza di 3 settimane i pazienti sono entrati nella fase di progressivo incremento di intensità dell’impulso sino al massimo individualmente tollerabile. Gli obiettivi dello studio erano la fattibilità e la sicurezza a 6 mesi. Dopo 6 mesi di trattamento la frazione d’eiezione del ventricolo sinistro è aumentata leggermente, ma in modo significativo, dal 22,5% al 26,6%. La metà dei pazienti ha avuto un decremento di almeno una classe NYHA e la distanza percorsa in 6 minuti è passata da 410 a 471 metri. Anche la qualità della vita, valutata dagli stessi pazienti tramite un apposito questionario, è migliorata significativamente.
In parte, i risultati ottenuti potrebbero essere dovuti ad un effetto placebo, ma si sono mantenuti per 6 mesi. Generalmente l’effetto placebo non  si protrae oltre i 2 mesi - continua il Dr. De Ferrari - Inoltre abbiamo dimostrato che la stimolazione vagale cronica è fattibile, ben tollerata e sicura. A questo punto si rendono necessari studi di più ampie dimensioni che possano confermare questi risultati iniziali ottenuti per la prima volta nell’uomo”.
Questo studio multicentrico europeo rappresenta non solo un’importante innovazione terapeutica che sembra aprire possibilità prima insperate per i pazienti in fase avanzata di scompenso cardiaco, ma anche un grande successo della cardiologia italiana. Infatti questo studio clinico, il primo al mondo nel quale si modula elettricamente l’attività nervosa diretta al cuore, è la diretta conseguenza di quasi trent’anni di ricerche condotte dal Prof. Schwartz e dal Dr. De Ferrari insieme ai loro collaboratori negli Stati Uniti ed in Italia.
“E’ di grande soddisfazione – commenta Schwartz - aver contribuito, dalle prime esperienze sperimentali fino al fondamentale passaggio alla clinica, allo sforzo di sviluppare nuove terapie per i pazienti cardiopatici. Questo dimostra che la ricerca sperimentale, quando basata su premesse solide, è in diretto rapporto con la realtà clinica e può trovare risposte innovative per i pazienti”
Data ultimo aggiornamento: 31/03/2009