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A Pavia prima del San Matteo

A Pavia prima del San Matteo

L'alto medioevo
Il panorama delle strutture di assistenza e di accoglienza a Pavia in epoca altomedievale si presenta variegato, multiforme e di una certa importanza stante il ruolo di centro amministrativo e giudiziario svolto dalla città in età gota, e di capitale del regno longobardo prima e italico poi.
E' probabile che anche Pavia, come altrove, luoghi di assistenza per malati, poveri, pellegrini esistessero presso chiese e monasteri variamente distribuiti nello spazio urbano. A partire dal secolo VIII è attestata la presenza, presso alcuni dei principali enti monastici cittadini, di xenodochi destinati ad accogliere ospiti in prevalenza stranieri come suggerisce etimologicamente il nome, assicurando loro la distribuzione di generi alimentari.

Il secolo XII o la “rinascita della carità”
Nella Pavia del secolo XII si verificano profondi mutamenti nel quadro politico, economico, sociale e Istituzionale. In concomitanza con una forte crescita demografica e con un solido sviluppo dell'economia anche la povertà si caratterizza in modo nuovo e la categoria dei poveri si va ingrandendo. Di qui la necessità di creare strutture più efficienti in grado di far fronte alla nuova situazione. Protagonisti del nuovo corso dell'assistenza sono i laici, i centri canonicali e gli ordini ospitalieri che in vario modo intervengono per adeguare le strutture assistenziali alle nuove esigenze dell'habitat. I laici in particolare si distinguono per la propria generosità: spesso si fanno carico di fondare un hospitium o un lebbrosario, oppure fanno donazioni anche cospicue agli enti assistenziali ai quali spesso dedicano se stessi e i proprio beni oppure lasciano per testamento somme di denaro o altro.

San Lazzaro
E' stata una delle più importanti famiglie pavesi, quella dei Salimbene, a farsi carico nel secolo XII a Pavia del problema della lebbra, un male doppiamente terribile perché senza scampo e perché contagioso, donando nel 1157 a una già esistente struttura di ricovero per lebbrosi ingenti beni fondiari siti in Valle Salimbene. La donatio dei Salimbene è fatta pro rimedio anime dei benefattori e rientra nella multiforme varietà di scelte messe in atto dal laicato per la conquista della salvezza eterna. La struttura si situa nella zona orientale della città fuori del reticolato urbano.
Il vescovo di Pavia esercita la piena giurisdizione sull'ospedale: proprio il vescovo Folco Scotti scrive gli statuti che ne regolamentano la gestione e l'attività.
La funzione sociale altamente meritoria svolta dall'ospedale di San Lazzaro è indirettamente confermata dai numerosi privilegi concessi dall'autorità civile in materia di esenzione fiscale.

Santa Maria di Betlem
In una zona extraurbana, in rapporto strettissimo con l'asse viario (l'attuale Borgo Ticino) l'hospitale di Santa Maria di Betelm (attestato dal 1130) ha come specifica funzione il ricovero, l'assistenza e il soccorso ai poveri, malati e pellegrini. Grazie a frequenti donazioni l'ente accumula un patrimonio molto vasto che consente di garantire un buon servizio ai propri ospiti, anche dopo la fusione con l'ospedale di Sant'Antonio trasferito in Borgo Ticino dopo la distruzione della sede originaria fuori Porta Vito per far posto al Castello Visconteo.
All'interno della struttura assistenziale operano conversi e converse che i documenti definiscono servitori dei poveri proprio per sottolineare lo spirito del miglior volontariato e della più disinteressata filantropia che caratterizzava l'attività caritativa di molti, in epoca medievale e nelle epoche successive fino ai nostri giorni.

 

(Autrice: prof.ssa Renata Crotti, Università degli Studi di Pavia)

 
Data ultimo aggiornamento: 22/01/2024